Sant’Alessio
Da sempre territorio destinato alla coltivazione della terra, Sant’Alessio ritrova nella vocazione agricola la sua più antica origine. L’abitato di Sant’Alessio, già comunità rurale nel 1181, divenne signoria fondiaria nel XV secolo. I Beccaria di Santa Giuletta, strapparono il possesso del luogo ai Canepanova, dando vita al ramo collaterale dei Beccaria di Sant’Alessio. La potente casata mantenne la proprietà del castello e dei coltivi di Sant’Alessio fino all’estinzione. Dal Seicento il bene discese per via ereditaria alle famiglie imparentatesi con i Beccaria, fino alla vendita dei lotti e coltivi a differenti proprietari. Nato come agglomerato di case intorno ad un baluardo difensivo, Sant’Alessio fu un abitato di modeste dimensioni, organizzato intorno alla proprietà di una potente stirpe, quella dei Beccaria, interessata a potenziare i propri investimenti fondiari nel luogo. Per leggere la storia di questo paese, al fatto economico, non possiamo non affiancare il vivo sentimento religioso che dovette aleggiare tra le sue strade. Sant’Alessio è così denominato dal nome del Santo protettore dei pellegrini, perché fu probabile luogo di passaggio e di ricovero per i fedeli diretti a Roma, fu centro di spiritualità e solidarietà. Così attestano gli affreschi (che ancora decorano la sala a piano terra del castello) che descrivono l’accoglienza offerta ai pellegrini dal alcuni frati, lasciandoci intuire che un ordine religioso avesse qui costruito un hospitium, un ricovero, cioè, per i viandanti diretti ai Sacri Luoghi.
Il Castello
Chiesa di Sant’Alessio Confessore
La chiesa di Sant’Alessio Confessore fu edificata nelle forme attuali nella prima metà del Seicento. Essa è il risultato del rifacimento – avvenuto a partire dal quanto decennio del Seicento – del preesistente edificio religioso, cui seguì il compimento della facciata, conclusa solo nel 1690. La chiesa, dedicata al Santo Patrono Alessio, custodisce oggetti artistici di età seicentesca: la statua del Santo, il coro ligneo e le due bellissime tele della scuola del Procaccino (visibili solo di rado).
La facciata risalente al 1690 da quanto si ricava dalla data iscritta sul marmo del pronao, risulta, come la torre campanaria, compiuta, mentre il resto dell’edificio non ha ricevuto all’esterno il rivestimento delle superfici murarie ed è stato lasciato con mattoni a vista. La facciata suggerisce in parte la suddivisione interna, ma maschera l’effettività irregolare della distribuzione dello spazio.
L’interno è infatti a navata unica con cappelle laterali aperte lungo i fianchi. Sul fianco sinistro si aprono tre ampi vani, in quella minuscola contiene il fonte battesimale. I vani grandi ospitano l’altare del Sacro Cuore, il confessionale e l’altare della Madonna del Carmine.
Gli arredi della chiesa che presentano maggiore interesse artistico sono la statua seicentesca di Sant’Alessio. La statua in legno raffigura il Santo in abito piuttosto ricco, una veste verde decorata a motivi a losanga. Egli reca i simboli propri del pellegrinaggio, bastone e bisaccia, e tiene nella mano destra il crocifisso.
Il coro Ligneo risale all’ultimo quarto del XVII secolo. Nel coro vi sono due sedili di noce. Il sedile del parroco ha un inginocchiatoio davanti con l’appoggio tutto lavorato in noce.
Cascina Vialone
Cascina Vialone, oggi per noi esempio di moderna e funzionale azienda agricola, fu uno dei più importanti e ricchi fondi della nostra zona. Proprio dove oggi viene prodotto il tipico Vialone, già almeno dal Seicento si coltivava il riso. Ma, ancora prima, senza dubbio dal Cinquecento se non già dal Trecento, l’area su cui sorge ora la cascina era “possessione”, cioè luogo di produzione agricola.
Oltre che antesignana della moderna cascina a corte chiusa, Vialone offre nella sua casa padronale, ancora visibile nelle forme antiche, un esempio di piena rispondenza al tipo della villa dominicale, cioè la “casa del padrone”, come lo si riconosce nelle architetture cinquecentesche di medesima destinazione ed uso ancora presenti nel territorio pavese e lombardo.