LA STORIA

Comune-stemmaSant’Alessio

Da sempre territorio destinato alla coltivazione della terra, Sant’Alessio ritrova nella vocazione agricola la sua più antica origine. L’abitato di Sant’Alessio, già comunità rurale nel 1181, divenne signoria fondiaria nel XV secolo. I Beccaria di Santa Giuletta, strapparono il possesso del luogo ai Canepanova, dando vita al ramo collaterale dei Beccaria di Sant’Alessio. La potente casata mantenne la proprietà del castello e dei coltivi di Sant’Alessio fino all’estinzione. Dal Seicento il bene discese per via ereditaria alle famiglie imparentatesi con i Beccaria, fino alla vendita dei lotti e coltivi a differenti proprietari. Nato come agglomerato di case intorno ad un baluardo difensivo, Sant’Alessio fu un abitato di modeste dimensioni, organizzato intorno alla proprietà di una potente stirpe, quella dei Beccaria, interessata a potenziare i propri investimenti fondiari nel luogo. Per leggere la storia di questo paese, al fatto economico, non possiamo non affiancare il vivo sentimento religioso che dovette aleggiare tra le sue strade. Sant’Alessio è così denominato dal nome del Santo protettore dei pellegrini, perché fu probabile luogo di passaggio e di ricovero per i fedeli diretti a Roma, fu centro di spiritualità e solidarietà. Così attestano gli affreschi  (che ancora decorano la sala a piano terra del castello) che descrivono l’accoglienza offerta ai pellegrini dal alcuni frati, lasciandoci intuire che un ordine religioso avesse qui costruito un hospitium, un ricovero, cioè, per i viandanti diretti ai Sacri Luoghi.

shapeimage_1Il Castello

Il castello di proprietà della famiglia Beccaria, in base a un’osservazione stilistica della tipologia architettonica esso può essere datato al tardo XV secolo, benchè la sua conformazione, con una massiccia torre posta al centro della corte interna,  nella sua singolarità, rende difficile l’interpretazione del manufatto e la determinazione della sua esatta cronologia. Alla metà del Seicento sono ascrivibili interventi nuovi, in particolare alla torre centrale, che viene ingentilita con motivi decorativi a fresco nella volta del piano terra, datati appunto 1662.  La campagna pittorica è anticipata da un intervento costruttivo: un ponte di raccordo tra cortina di sinistra e torre è nella muratura e risale al 1651.IMG_0613 Con la fine della dinastia dei Beccaria e i passaggi di proprietà che, per vie matrimoniali, portarono in castello altre stirpi nobiliari, nell’Ottocento i locali furono utilizzati anche per fini poco ortodossi, quali stalla, granaio, ovile e magazzino. In seguito il castello fu sede municipale e di scuole. Il castello, un tempo residenza estiva e casina di caccia della Famiglia Beccarla che detenne la signoria “di castello” di Sant’Alessio per tutto il XV e XVI secolo, nacque come avamposto difensivo, caratterizzato da forme austere e IMG_0624possenti, in quanto costituito  da un’imponente torre cinta da mura. Il maniero fu edificato nelle eleganti forme attuali nell’ultimo quarto del Quattrocento, quando in tutto il ducato si generalizzava la trasformazione delle fortificazioni turrite in più docili dimore di svago. Di quei giorni ancora ci parlano, per quanto ora frammentarie, le decorazioni a fresco che avevano ingentilito le pareti delle stanze del castello e che restituiscono degna celebrazione alla stirpe Beccarla. Dopo una fase di dismissione, l’edificio rischiò la distruzione prima  di essere acquistato negli anni Settanta. Da allora, fu condotta opera di attento recupero e restauro. Tra le operazioni volte al ripristino della memoria storica e architettonica del castello vi è stata la riapertura del  fossato interrato, che conferisce un effetto gradevole all’edificio. Chi giunge in paese spesso può ricevere il primo saluto dalle cicogne libere che nidificano sulla torre e sul campanile della chiesa.

chiesaChiesa di Sant’Alessio Confessore

La chiesa di Sant’Alessio Confessore fu edificata nelle forme attuali nella prima metà del Seicento. Essa è il risultato del rifacimento – avvenuto a partire dal quanto decennio del Seicento – del preesistente edificio religioso, cui seguì il compimento della facciata, conclusa solo nel 1690. La chiesa, dedicata al Santo Patrono Alessio, custodisce oggetti artistici di età seicentesca: la statua del Santo, il coro ligneo e le due bellissime tele della scuola del Procaccino (visibili solo di rado).

La facciata risalente al 1690 da quanto si ricava dalla data iscritta sul marmo del pronao, risulta, come la torre campanaria, compiuta, mentre il resto dell’edificio non ha ricevuto all’esterno il rivestimento delle superfici murarie ed è stato lasciato con mattoni a vista. La facciata suggerisce in parte la suddivisione interna, ma maschera l’effettività irregolare della distribuzione dello spazio.

L’interno è infatti a navata unica con cappelle laterali aperte lungo i fianchi. Sul fianco sinistro si aprono tre ampi vani, in quella minuscola contiene il fonte battesimale. I vani grandi ospitano l’altare del Sacro Cuore, il confessionale e l’altare della Madonna del Carmine.

Sul fianco destro invece si apre una sola cappella, dedicata a Sant’Alessio. Le due cappelle che dovrebbero fronteggiare quelle di sinistra più IMG_0697prossime all’area presbiteriale sono ad arcate cieche.

Gli arredi della chiesa che presentano maggiore interesse artistico sono la statua seicentesca di Sant’Alessio. La statua in legno raffigura il Santo in abito piuttosto ricco, una veste verde decorata a motivi a losanga. Egli reca i simboli propri del pellegrinaggio, bastone e bisaccia, e tiene nella mano destra il crocifisso.

Il coro Ligneo risale all’ultimo quarto del XVII secolo. Nel coro vi sono due sedili di noce. Il sedile del parroco ha un inginocchiatoio davanti con l’appoggio tutto lavorato in noce.

IMG_0713Cascina Vialone

Cascina Vialone, oggi per noi esempio di moderna e funzionale azienda agricola, fu uno dei più importanti e ricchi fondi della nostra zona. Proprio dove oggi viene prodotto il tipico Vialone, già almeno dal Seicento si coltivava il riso. Ma, ancora prima, senza dubbio dal Cinquecento se non già dal Trecento, l’area su cui sorge ora la cascina era “possessione”, cioè luogo di produzione agricola.

Esemplare storico di villa rustica, Vialone appartenne infattiIMG_0714alle più note casate del nostro territorio, che facevano della coltivazione della terra una forma di investimento. Passata dai Mezzabarba ai Beccaria, dai De Giorgi ai Busca, dai Bellisomi ai Marozzi, essa crebbe non tanto in dimensioni, in quanto già molto estesa sin dal Cinquecento, ma in specializzazione delle colture.

Oltre che antesignana della moderna cascina a corte chiusa, Vialone offre nella sua casa padronale, ancora visibile nelle forme antiche, un esempio di piena rispondenza al tipo della villa dominicale, cioè la “casa del padrone”, come lo si riconosce nelle architetture cinquecentesche di medesima destinazione ed uso ancora presenti nel territorio pavese e lombardo.